È spesso la prima domanda che l’aspirante imprenditore fa al professionista che lo aiuta ad analizzare la fattibilità della sua idea di business.
La complessità del sistema fiscale (e autorizzativo) italiano, la presenza di un rapporto (troppo spesso) asimmetrico tra Stato e Contribuente, ha ingenerato e cronicizzato nelle persone un senso di totale disorientamento, che sovente si tenta di attenuare attraverso superficiali e raffazzonate ricerche in rete, o ascoltando le opinioni più disparate provenienti da parenti o amici.
L’effetto complessivo che si ottiene da un tale mix micidiale di fonti di informazione è all’incirca il seguente:
“Dottore, ma quante tasse si devono pagare? Perché ho sentito che chi apre un’attività in forfetario, per i primi tre anni non paga i contributi…”
Il passaggio di informazioni – parziali e male interpretate – in tema di agevolazioni fiscali, conducono ad ingenerare false speranze, trasformando ad esempio la possibilità di ottenere una riduzione parziale dei contributi prevista dal regime fiscale forfetario, in una totale esenzione dagli stessi!
Sebbene sia assolutamente comprensibile l’impellente esigenza dell’imprenditore, o aspirante tale, di conoscere e comprendere l’entità della dimensione fiscale e contributiva ed i relativi impatti sulla gestione economico e finanziaria dell’impresa, un’eccessiva focalizzazione su tali tematiche può però pericolosamente mettere in secondo piano le finalità per cui un’impresa nasce e dalle quali non si può prescindere.
Prima di illustrare quali potrebbero essere le primissime domande che un imprenditore dovrebbe farsi, facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire chi esso sia.
Per il Codice Civile l’imprenditore è colui che esercita professionalmente un’attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o di servizi (Art. 2082).
Se il fine dell’attività di impresa è quindi produrre o vendere dei beni o servizi, vuol dire che ci dev’essere un mercato che ha la necessità di acquistarli…giusto?
Quindi…quali bisogni soddisfa la mia impresa?
Questa è in assoluto la prima domanda che un imprenditore dovrebbe porsi. Un’impresa senza clienti non è un’impresa…e i clienti comprano il soddisfacimento di un bisogno! Citando un giovane Gene Gnocchi potremmo domandarci: “Qui prodest, a chi giova tutto ciò?”. In altre parole: i prodotti/servizi proposti dall’impresa rispondono ad una reale esigenza del mercato?
Secondo: ho le competenze per rispondere ai quei bisogni?
Dopo aver determinato l’esistenza di una reale esigenza e prima di scendere nel dettaglio dell’analisi di mercato e degli aspetti operativi, che verranno affrontati prossimi articoli, è opportuno valutare il livello delle proprie competenze. Il mestiere dell’imprenditore, come tutti i mestieri è complesso articolato e necessita di conoscenze e competenze specifiche.
Vi consiglio, a questo proposito, di leggere l’articolo “O mi formo o mi fermo” dell’amico e collega Roberto Durio, che verrà pubblicato a breve sul blog!